Scandalo del calcio: Un calcio al duopolio del calcio, ecco il modello NBA!

Da Basketnet.it del 23/06/2006 di Vincenzo Arma

Troppi soldi, troppi interessi. Questa è una delle principali cause, secondo molti italiani, dello scandalo del calcio. Come se regole e denaro non potessero convivere. Come se l’interesse economico non potesse viaggiare di pari passo con l’etica, premiando proprio chi riesce ad emergere nel rispetto delle regole concordate. Regole che devono essere emanate nell’interesse generale, di tutti. Non nell’interesse particolare di singoli o gruppi, come è successo negli ultimi 15 anni nel calcio italiano, con due sole società che si sono divise praticamente tutto: scudetti, potere, soldi e giocatori.
Una situazione senza eguali nel calcio europeo, con Juventus e Milan che hanno vinto 13 degli ultimi 15 scudetti in palio.
Non solo Moggi: Luciano Moggi è il principale indagato nell’indagine sul calcio. Su di lui pesa l’accusa di avere creato un sistema di potere per favorire la squadra bianconera. Arbitri, designatori, moviolisti, procuratori. Una rete di potere che gli permetteva di agire direttamente sui risultati delle partite e sulla composizione delle squadre, intervenendo sul calcio mercato, grazie alle pressioni esercitate tramite la Gea.
Un potere senza limite. E vergogna. Nel gennaio del 2005 Roberto Bottega, in risposta all’ex presidente della Roma Sensi che definiva “anomali” i dirigenti di Juventus e Milan, affermava: “Non so cosa il presidente Sensi volesse dire, ma la nostra unica anomalia è vincere gli scudetti. La Juve ne ha sempre vinti tanti, per fortuna...". Ne ha vinti tanti, è vero, con l’aiuto di una rete arbitrale che perpetrava torti sistematici contro gli avversari. Avversari e “nemici” del palazzo.
In questo Moggi, andava di pari passo con il potere costituito: Lega calcio e Fgci. Galliani e Carraro. Juve e Milan. Le due squadre nella spartizione della torta dei diritti televisivi facevano fronte comune.
Il potere del Milan ha un altro nome: conflitto di interessi. Un conflitto alla luce del sole, a cui molti italiani non sembrano dare peso, che mette insieme calcio, politica e tv.
Adriano Galliani è presidente della Lega Calcio, presidente del Milan, braccio destro dell’ex presidente del Consiglio Berlusconi, a cui lo lega anche la Mediaset.
Grazie a questa concentrazione di potere il Milan ha potuto sistemare la sua situazione economica. Rossoneri, Lazio, ma anche la Roma e ad altre squadre, hanno dilazionato i propri debiti in decennali rate annuali utilizzando il decreto spalma-debiti varato dal Governo Berlusconi. Per i loro problemi economici Napoli e Fiorentina erano state, invece, fatte retrocedere. Galliani, con i legami con Mediaset e la presidenza della Lega Calcio, poteva avere voce in capitolo nella spartizione dei diritti tv. E tramite quelli gestire i rapporti con le altre società, aiutando le società minori ad avere una fetta della torta maggiore. Una situazione che ha portato gli altri club, soprattutto i più piccoli, in una situazione di sottomissione e ricattabilità.
Il “monopolio” di Galliani ed il “sistema Moggi” hanno consentito alle squadre più potenti, Juve e Milan, di mantenere e rafforzare il loro potere a scapito delle altre squadre, mantenendo le gerarchie del calcio immobili.
Per ripartire con il piede giusto il calcio deve modificare
il proprio assetto di potere, favorendo la mobilità delle squadre e dando a tutti la possibilità di emergere e vincere scudetti, di usufruire delle entrate dei diritti televisivi, di una divisione delle risorse e del potere decisionale che non alimenti solo le squadre più potenti. In questo il calcio italiano può prendere esempio dalla Nba, il campionato americano di basket, il migliore del mondo. Il più ricco e competitivo, dove soldi e interesse generale sembrano, per ora, andare di pari passo.
Il modello NBA, alle ultime le prime scelte: Non è tutto oro quello che luccica. Il sistema Nba è un sistema chiuso, che non prevede retrocessioni e promozioni. Le nuove squadre che vogliono accedere al campionato devono presentare un progetto che risponde a precisi criteri, soprattutto economici, e legati ad un possibile seguito di pubblico televisivo e non.
Ma è dalle regole interne alla Nba, National Basketball Association, che il calcio italiano può prendere spunto. Un sistema incentrato su una filosofia che permette a tutti i club, oltreoceano denominate franchigie, di passare dalle ultime posizioni in classifica alle prime attraverso due norme fondamentali: le scelte universitarie (draft) e il salary cap.
La regola dei draft, la più democratica di tutte, permette alle 14 squadre che non si sono classificate ai play-off di scegliere per prime i giocatori in uscita
dalle università. Uno speciale sorteggio decide l’ordine di scelta.
Le squadre che hanno disputato i play-off scelgono dopo le 14 escluse, in base al rapporto vittorie-sconfitte nella stagione precedente, andando dal peggiore al migliore. L’ultima a scegliere è quella che ha vinto la regular season. In un ipotetico campionato italiano stile Usa la Juventus vincitrice dello scudetto sceglierebbe per ultima i giocatori, in uscita dai “College”, da integrare nella rosa. Una sistema che tende a rafforzare i team più deboli, favorendo un ricambio nelle sfere alte della classifica, senza creare delle posizioni di vertice immutabili. I cicli di vittorie, come quelli nei decenni scorsi dei Chicago Bulls e dei Los Angeles Lakers, si creano comunque, ma sono legati alla capacità dei dirigenti societari di fare le scelte giuste. Cosi i Chicago Bulls, chiamati a scegliere per terzi nel 1984, hanno optato per Michael Jordan, un giocatore che negli anni ha trasformato i Bulls da squadra di bassa classifica a dominatrice assoluta del campionato americano.
Un’altra regola, al quale l’Italia sta già guardando con interesse, è quella del Salary Cap, recentemente citato dal ministro Giovanna Melandri.
Tutte le squadre hanno un tetto massimo di spesa per gli stipendi dei giocatori, che si aggira intorno ai 40 milioni di euro. Chi vuole può sforare questo tetto, ma per ogni dollaro speso in più, deve versare un dollaro alla Lega. Questa “tassa” viene, poi, ridistribuita alle società meno ricche. Una regola che permette di evitare troppi squilibri, limitando le società più ricche e ridistribuendo risorse alle società più povere.
Per capire come il campionato italiano di calcio sia andato in direzione contraria basta vedere come Juventus, Milan e Inter si sono accaparrate i diritti televisivi, lasciando le briciole alle altre società calcistiche.
Sono anche altre le regole del campionato di basket americano da tenere in considerazione. Come il minimo ed il massimo salariale previsto per tutti i giocatori a contratto, che garantisce anche all’ultimo dei panchinari il diritto ad un minino salariale sostanzioso.
Un’ ultima norma da ricordare riguarda il limite massimo dei giocatori da mettere a contratto, che non tiene conto degli infortunati, e che limita le spese estreme.
Due sistemi, due metodi: uno, quello del basket americano, che favorisce il ricambio delle squadre al vertice, seppure in un sistema chiuso a retrocessioni e promozioni; l’altro, quello del calcio italiano, che favorisce solo le squadre più potenti, pur rimanendo un campionato teoricamente aperto. L’Italia del calcio per ripartire può guardare ai principi ispiratori del basket americano e ad alcune sue regole, come il Salary Cap.
Senza dimenticare le risorse interne, tr
a cui spiccano quelle umane. A cominciare da tutte quelle persone capaci che per la loro indipendenza sono state messe da parte o ai margini, come ad esempio l’arbitro Pierluigi Collina. In fondo per trovare un calcio più democratico possiamo guardare anche in casa nostra: nel decennio precedente al duopolio di Milan e Juventus le squadre vincitrici dello scudetto sono state ben sette, tra cui Verona, Sampdoria, Inter e Napoli.

Vincenzo Arma

I titoli NBA degli ultimi 15 anni:

1991-92 Chicago Bulls
1992–93 Chicago Bulls
1993–94 Houston Rockets
1994–95 Houston Rockets
1995–96 Chicago Bulls
1996–97 Chicago Bulls
1997–98 Chicago Bulls
1998–99 San Antonio Spurs
1999-00 Los Angeles Lakers
2000-01 Los Angeles Lakers
2001-02 Los Angeles Lakers
2002-03 San Antonio Spurs
2003-04 Detroit Pistons
2004-05 San Antonio Spurs
2005-06 Miami Heat

13 scudetti su 15 a JUVENTUS e MILAN:

1991-92 MILAN
1992-93 MILAN
1993-94 MILAN
1994-95 JUVENTUS
1995-96 MILAN
1996-97 JUVENTUS
1997-98 JUVENTUS
1998-99 MILAN
1999-00 Lazio
2000-01 Roma
2001-02 JUVENTUS
2002-03 JUVENTUS
2003-04 MILAN
2004-05 JUVENTUS
2005-06 JUVENTUS

Vincenzo Arma
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